Licenziato per commenti negativi sui Social Network

 

Una sentenza che, se da un lato si pone perfettamente in linea con le recenti normative secondo cui il datore di lavoro sarebbe autorizzato a sorvegliare il proprio personale con strumenti messi a disposizione dall’impresa quali, ad esempio, computer, smartphone e tablet, dall’altro lato scatena la polemica di chi crede che le nuove leggi non tutelino in alcun modo la privacy dei collaboratori.

 

Per la lunga schiera di contrari, il pericolo principale sembrerebbe risiedere nel fatto che, ampliando i controlli sui dipendenti in un modo che mette i titolari nella condizione di poter ispezionare i loro profili Social o qualsiasi altro canale online così personale, viene completamente ed inesorabilmente a mancare la libertà di opinione e diritto di tutti i soggetti interessati.

 

Alcuni verdetti si erano già espressi in favore del licenziamento per giusta causa prendendo in considerazione le pubblicazioni in piattaforme tipo Facebook o simili (è il caso di un collaboratore congedato dopo aver dichiarato nel web di essere in vacanza, invece che a casa per malattia come fatto credere all’azienda), ma mai fino ad ora la semplice messa online di un’opinione aveva scaturito un vero e proprio esonero.

 

Se è dunque evidente come, proprio a partire da oggi, anche un piccolo sfogo verso il titolare o l’impresa nella quale si è assunti rischi di costare il posto di lavoro, risulta ovvio quanto possano avere ragione coloro i quali, già da tempo, affermano che la sfera dei Social Media rappresenti una pericolosa fonte di informazioni non ancora adeguatamente tutelate dalla legge.